martedì 22 novembre 2016

La forza di ascoltarsi

Storie di donne


Di Paola

"Il mio primo bambino è nato con un taglio cesareo d'urgenza nel 2006, a distanza di 4 anni esatti è nato il mio secondo bimbo con un VBAC.

Il cesareo per me non rappresentava una modalità contemplata per la nascita, per il mio primo parto la paura più grande era rappresentata dall'eventuale somministrazione di ossitocina. Avevo scelto, secondo me, la migliore struttura ospedaliera sulla piazza. Mi ero preparata, avevo seguito corsi pre parto e corsi in acqua con l'ostetrica, ero concentrata, pronta.







Il travaglio è stato da manuale, a dilatazione completa in una notte e poi è cambiato il turno in ospedale: tante visite, la rottura artificiale delle acque, l'allettamento, travaglio bloccato e dopo poco il cesareo. Un post dolorosissimo, un inizio traumatico e, oltre alla ferita del cesareo, le difficoltà iniziali con l'allattamento. Un incubo. Non pensavo fosse un trauma finchè non sono rimasta incinta di nuovo. Un secondo cesareo non è mai stata un'opzione per me, sapevo istintivamente di saper e poter partorire.

Ancora una volta ho scelto ciò che per me rappresentava la scelta migliore: una struttura ospedaliera con una buona reputazione, il primario del reparto di ostetricia pro VBAC. Stavolta però avevo cambiato città ma vivevo la gravidanza con crescente ansia, qualcosa non andava nella mia scelta.

La strada per il VBAC è lastricata di ostacoli, prima di tutto la disinformazione.
Frequentavo il corso pre parto dell'ospedale ed ero sempre più angosciata dai temi trattati ma solo quando ho visitato la sala parto ho avuto un moto di scoramento profondo e allo stesso tempo la spinta giusta per prendere in mano la situazione.

Quell'ambiente asettico e pieno di luce, quella poltrona al centro della sala mi hanno fatto gelare il sangue e mi sono detta "io qui non partorisco, qui mi tagliano di nuovo". Il limite di quell'ospedale erano i protocolli: le visite invasive, l'allettamento, i monitoraggi e il sentirmi in ogni momento trattata come una bomba a mano pronta a esplodere!

Ho capito quindi come avrei voluto partorire: buio, intimità, silenzio, la mia musica, l'acqua, nessun ginecologo ma solo la presenza di un'ostetrica empatica capace di accompagnarmi e in grado di trovare le parole giuste per me. E dopo tanto cercare, l'ho trovata. Ci siamo incontrate e ci siamo parlate, ho provato subito una certa empatia. Una donna minuta con una chioma folta con un'età indefinibile, con un'ottima reputazione grazie all'esperienza maturata sul campo.

Dopo aver scelto di percorrere questa strada ho trascorso le ultime settimane di gravidanza serenamente e in modo consapevole, dedicandomi insieme a mio marito a corsi pre parto diversi, incentrati sull'ascolto di sè e sulla fisiologia.

E finalmente il grande giorno è arrivato. Ero seduta sulla poltrona quando sento che inizia una contrazione più intensa del solito. Chiamo la mia ostetrica e l'allerto. La situazione diventa velocemente chiara: il travaglio è partito, le contrazioni sono fortissime, quasi non riesco a gestirle, mi rifugio in un angolo buio della stanza. Cerco l'acqua, decido di prepararmi un bagno e intanto avviso l'ostetrica che decide di partire.

Dopo un'ora nell'acqua e con l'ostetrica al mio fianco, decidiamo di andare in ospedale e in ospedale, alla visita, scopro di essere già a dilatazione completa, il travaglio procede velocissimo e intenso, sono pronta. L'ostetrica mi aveva assicurato che avrei avuto la mia intimità, il buio, che avrei potuto scegliere la posizione che volevo e anche l'acqua.

E infatti così è stato. Chiedo di preparare la vasca, in stanza con me ci sono solo le due ostetriche e mio marito. Sento il premito, ci siamo. Sentire l'acqua che scorre mi calma immediatamente. Trovo la forza di accendere l'ipod e mettere la musica che avevo scelto per questo momento, entro in acqua. Il tempo si dilata, nessuno mi dice cosa fare, seguo il mio istinto, ad ogni contrazione voglio la mia ostetrica vicino, ora sono spinte, sono io e il mio piccolo che danziamo nell'acqua.

La paura del cesareo aleggia ma intorno a me ho solo voci positive. Ad ogni spinta mi ricordo di aprire la bocca e vocalizzare. Tra una contrazione e l'altra mi rilasso...la mia ostetrica mi sussurra all'orecchio di aprirmi come un fiore, la spinta successiva la sento efficace e la "vedo", vedo i petali bianchi aprirsi. Mi dicono che si vede la testa, quasi non ci credo ma poco dopo è lì, la testina è nell'acqua, fra le mie gambe, la sento, è fatta, ormai è fatta.

Ce l'ho fatta! Ce l'abbiamo fatta! Alla spinta successiva il mio piccolino esce e l'ostetrica me lo adagia sul seno. Il dolore di due minuti prima completamente svanito, dimenticato. Abbiamo aspettato che il cordone smettesse di pulsare e solo allora è stato clampato.

Le emozioni di una nascita naturale e rispettosa sono impagabili.Il dolore è forte e intenso ma più lo si contrasta più aumenta, se lo si asseconda è diverso. Il VBAC è possibile, bisogna crederci, volerlo, informarsi e scacciare la paura del dolore e avere fiducia nelle proprie capacità."


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