Nella mia ancora breve esperienza come ostetrica libera
professionista ho potuto osservare sia parti disturbati sia parti indisturbati,
con esiti fisici, psicologici e emozionali diversi sia per la mamma sia per il
bambino.
E’ indubbio, quindi, che il modo in cui si dà la vita e si viene al
mondo abbia una certa rilevanza sull’esistenza di un essere umano. Oggi vorrei
approfondire ciò che avviene durante il travaglio e il parto da un punto di
vista ormonale, fisiologico.
Tuttavia, è necessario, sul termine “fisiologico”
fare questa premessa citando Michel Odent, medico chirurgo che nel 1985 ha
fondato il Primal Health Research Centre, un centro specializzato nello studio
degli effetti a lungo termine sulla salute relative alle modalità del parto: “Non dovremmo confondere il termine
"fisiologico" con il termine "naturale". Un atteggiamento o
un comportamento possono essere considerati "normali" in un Paese, ma
non in un altro. Il termine "fisiologico" non significa nemmeno
"come dovrebbe esattamente". Ciò che è "fisiologico" è un
punto di riferimento dal quale cerchiamo di non allontanarci troppo. Quando lo
facciamo oltre un certo limite, insorgono effetti collaterali di tipo
patologico e, se comunque siamo costretti a farlo, dovremmo tenere sempre
presente fino a che punto ci distanziamo dal riferimento. I fisiologi studiano
la normale funzione dell'organismo: ciò che è universale, comune a tutte le
culture. Dopo che queste per millenni hanno regolarmente interferito nel
processo del parto, è più che mai necessario un ritorno alle radici”.
Iniziamo ad analizzare il modello medico più comune. Il
modello medico di assistenza al parto, attuato in quasi tutti gli ospedali del
mondo, prevede interventi di routine nella maggior parte dei travagli, dei
parti e dei puerperi, senza prendere in considerazione le conseguenze di tali
interventi, in nome di linee guida, protocolli e procedure assistenziali che
"cadono" dall'alto.
Le intromissioni possono variare dall'uso di ossitocina
sintetica, all'analgesia peridurale, dal parto operativo al taglio cesareo, dal
clampaggio, cioè taglio, del cordone alla separazione del neonato dalla madre
nel post partum.
Conoscere gli effetti delle nostre azioni ci permette di
rendere appropriati gli interventi, quando necessari, nei tempi e nei modi, o
perlomeno di aprire gli occhi sulla realtà che ci circonda.
E’ di fondamentale importanza conoscere la dinamica ormonale
del travaglio per capire cosa succede se si interrompe o si altera il
“concerto” di questi ormoni.
Per esempio, ciò che dà il via all’attività contrattile nei
prodromi, cioè la fase iniziale del travaglio dove le contrazioni sono
irregolari, è un insieme di fattori tra cui i cambiamenti ormonali placentari e
materni, la stimolazione del collo dell’utero da parte del feto e i suoi
movimenti.
L'ossitocina prodotta in questa fase scaturisce in una
dinamica irregolare e incostante, in cui il dolore può essere percepito come
molto fastidioso dalla donna, che non è ancora protetta dalle endorfine.
Soltanto il dolore intermittente, cioè dato dall'ossitocina secreta a picchi,
crea nella donna una situazione di stress a onde cui lei risponde producendo
catecolamine.
Tra queste, in particolare, l'adrenalina stimola per risposta
in primis una scarica di endorfine affinché, tra una contrazione e l'altra, sia
presente la pausa e in seguito, paradossalmente, un nuovo picco ossitocico e il
rilascio di prolattina. Anche l'ossitocina e la prolattina sostengono la
produzione di endorfine, in un meccanismo che, se indisturbato, permette un
aumento graduale dell'attività contrattile, accompagnato da una crescente
capacità di tolleranza al dolore, da una propensione sempre maggiore
all'incontro e all'accudimento del neonato e indissolubilmente associato al
mantenimento e alla rigenerazione della forza fisica.
Il sistema ossitocico è forse il più importante, perlomeno il
più conosciuto.
L’ossitocina è l'ormone dell'amore, secreto durante
l'attività sessuale, l'orgasmo femminile e maschile, la nascita e
l'allattamento, accompagna l'innamoramento e l'altruismo ed è presente in ogni
situazione che noi definiremmo amorevole. Fisiologicamente, a parte la sua
funzione più comune di stimolatore della contrattura uterina, ha una funzione
importante di eiezione: il riflesso di eiezione dello sperma nell'orgasmo
maschile e di introiezione nell'orgasmo femminile, il riflesso di eiezione del
feto nel parto, l'eiezione della placenta nel secondamento ed infine l'eiezione
del latte nell'allattamento.
Anche il bambino ha un ruolo importante nella produzione di
ossitocina, soprattutto nell'avviare il travaglio di parto e al momento della
nascita entrambi, madre e neonato, si trovano inondati di quest'ormone
ulteriormente stimolato dal contatto pelle-pelle, occhi-occhi e dalla prima
suzione. In questo modo madre e bambino possono riconoscersi, adattarsi e
innamorarsi nel processo che viene comunemente definito bonding neonatale.
Cosa succede se
interveniamo e somministriamo ossitocina sintetica alla madre?
L'ossitocina sintetica, il Syntocinon, è il farmaco che viene
utilizzato ormai in moltissimi parti ospedalieri nell'induzione del parto,
nell'accelerazione del travaglio, in tutti i parti operativi, durante la
peridurale, nel taglio cesareo e nella conduzione attiva del terzo stadio, cioè
del secondamento.
L'ossitocina sintetica somministrata in travaglio non agisce
nello stesso modo in cui agisce l'ossitocina fisiologica. Intanto l'ossitocina
"naturale" viene secreta in circolo a picchi, a differenza di quella
somministrata in continuo per via endovenosa; inoltre quella rilasciata in
circolo dall'ipofisi ha un ritmo pulsatile di due ore, dopodiché la produzione
dipenderà proprio dal processo del parto e quindi verrà scatenata localmente a
seconda dei bisogni personali della madre e del bambino.
L'ossitocina sintetica stimola contrazioni diverse, con un
aumento del tono di base dell'utero, che possono causare una riduzione
dell'afflusso di sangue e ossigeno al feto. Queste contrazioni, in genere meno
distanti tra loro rispetto ad un ritmo fisiologico, lasciano al bambino un
tempo di recupero insufficiente, producendo di conseguenza anomalie fetali e
quindi aumentando la necessità di incorrere in taglio cesareo, rischio
calcolato approssimativamente doppio quando una primipara, cioè una donna al
primo parto, viene indotta rispetto ad un travaglio spontaneo.
Dal punto di vista materno le contrazioni indotte dall'uso di
ossitocina sono percepite come più dolorose e richiedono più di frequente
un'analgesia farmacologica, che interferisce sulla progressione del travaglio,
sul benessere materno e su quello fetale o neonatale.
L'ossitocina somministrata va a coprire i recettori materni,
inviando un feed¬back negativo al sistema ormonale e inibendo la produzione di
ossitocina fisiologica a livello dell'ipofisi; questo potrebbe spiegare
l'aumento delle emorragie del post partum quando in travaglio è stata
utilizzata l'ossitocina sintetica.
Per ovviare a questo in alcuni ospedali d'abitudine si mette
in atto il management attivo del IIl stadio, cioè l’uso di ossitocina
intramuscolo al momento dell’uscita delle spalle o dopo l’uscita del bambino,
con esiti avversi che possono variare dalla placenta incarcerata, cioè bloccata
all’interno dell’utero all'aumento della pressione all’interno del cordone
ombelicale.
L'ossitocina secreta in modo spontaneo, invece, assume fisiologicamente
un ruolo di protezione nei confronti del bambino e della madre, prevenendo una
serie di disagi del puerperio, con la sua continua secrezione in allattamento.
Madri che accudiscono e allattano il loro bambino mantengono alti i loro
livelli di ossitocina, risultando più tolleranti allo stress e alla monotonia,
hanno generalmente pressioni arteriose più basse, meno tensione fisica, e
allattamenti più duraturi. Insieme agli altri ormoni l'ossitocina naturale
permette di sviluppare un buon ricordo della propria esperienza, aiutando mamma
e bambino, sia dal punto di vista emotivo che fisico, nel loro viaggio verso la
maternità.
Attraverso la partecipazione da protagonista della propria
nascita, il bambino può imparare in autonomia a secernere il proprio ormone
dell'amore. Per questo, Odent da molto tempo studia l'incapacità di amare se
stessi e gli altri tipica di questa generazione, nata con una massiva
interferenza nel processo di formazione del sistema ossitocico.
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