In questo momento della mia vita, arrivano da me molte donne che hanno subito un cesareo non necessario, che desiderano per il futuro un parto il più naturale possibile. Da qui, la mia curiosità e voglia di approfondire sia l'argomento del VBAC (Vaginal Birth After Cesarean) in ospedale sia l'opzione del HBAC (Home Birth After Cesarean) tramite una relazione per il corso annuale che ho seguito alla Scuola Elementale di Arte Ostetrica. Vi propongo di seguito alcuni paragrafi della relazione. Buona lettura!
VBAC come percorso a ostacoli
"L’American College of Obstetricians
and Gynecologists (ACOG), l'organo scientifico di riferimento statunitense,
afferma che gran parte delle donne con un cesareo alle spalle, fatto con incisione
trasversale sono candidate ad un VBAC e deve essere loro offerta la possibilità
di entrare in travaglio prima di decidere per un nuovo cesareo. Anche le linee
guida del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists (RCOG) del Regno
Unito, del 2007, affermano che la donna deve poter decidere tra parto vaginale
dopo cesareo e ripetuto cesareo, e per farlo le vanno illustrati i rischi e i benefici
di entrambe le pratiche. In particolare i rischi legati al VBAC riguardano un
massimo di complicazioni di 74 casi su 10.000, mentre il cesareo presenta il
rischio massimo di circa 300 casi su
10.000 di problemi respiratori per il feto. Queste raccomandazioni
corrispondono anche alle linee guida sul taglio cesareo pubblicate nel 2012
dall’Istituto Superiore di Sanità Italiano, che sono frutto dell’analisi
approfondita e ragionata di tutti gli studi medico scientifici disponibili
degli ultimi 4 anni.
Sappiamo dagli studi che, per
partorire, una donna ha bisogno di secernere una particolare combinazione di
ormoni. I principali sono la prolattina, l’adrenalina a intermittenza, le
endorfine e soprattutto l’ossitocina.
È fondamentale ricordare che quando una donna è
in travaglio la parte più attiva del suo corpo è il “cervello primitivo”,
ossia le strutture cerebrali arcaiche che abbiamo in comune con tutti gli altri
mammiferi. Affinché questa parte possa lavorare correttamente, l'altra parte
del cervello, la neocorteccia, la parte più razionale specifica della specie
umana, non deve essere eccessivamente sollecitata. Questo permette il
necessario cambiamento nel livello di coscienza della donna che le permette di
estraniarsi dall’ambiente che la circonda per intraprendere una sorta di
viaggio interiore.
È quindi importante evitare ogni
stimolazione neocorticale, ogni sollecitazione dell'intelletto, perché
interferisce con l'avanzamento del travaglio. Una donna per poter travagliare
al meglio e riuscire a produrre gli ormoni necessari per far si che il processo
della nascita si sviluppi correttamente ha bisogno di luci soffuse, intimità,
senso di sicurezza, calore e tranquillità. Tutti questi fattori inibiscono la
neocorteccia e stimolano invece il cervello arcaico, a protezione della
fisiologia del travaglio.
Nei protocolli presenti nella maggior parte degli
ospedali italiani, per esempio, una donna precesarizzata che affronta un
TOLAC non ha la possibilità di
richiedere il monitoraggio a intermittenza, non ha la possibilità di
travagliare e partorire in acqua, le viene programmato cesareo anche prima
della 41esima settimana e 3 giorni (epoca in cui è prevista l'induzione in
molti ospedali), è sottoposta a visite interne anche ogni ora ed è
costantemente osservata, senza a volte avere intimità e rispetto della sua
persona e del partner.
Quindi quanto
possono essere attendibili i dati ricavati dagli studi sull'incidenza della
rottura d'utero? La percentuale potrebbe essere ancora più bassa se fosse
concesso al corpo di avere le condizioni necessarie per produrre gli ormoni del
parto in modo ottimale.
Per le donne italiane, la scelta è,
perciò, tra un cesareo ripetuto o un VBAC medicalizzato, data
l'esclusione per la FNCO (Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche) dell'assistenza a domicilio.
Si può parlare davvero di
scelta?
Le donne che affrontano un percorso per un parto naturale dopo taglio
cesareo sono fermamente convinte di potersi riscattare attraverso questa nuova
nascita, vogliono poter scegliere dopo essere state adeguatamente informate in
modo imparziale e desiderano essere rispettate e non colpevolizzate per la loro
scelta.
HBAC: una scelta consapevole
“Sembra incredibile, ma ogni
volta che voglio partorire vengo accusata di essere capricciosa, come se
partorire fosse un capriccio...io sono convinta che sia il modo più sicuro di
venire al mondo, quello che la selezione naturale ha scelto come migliore per
proseguire la specie. […] Il percorso per partorire a domicilio mi ha fatto
prendere coscienza di quanto l'istituzione medica sia totalizzante, di quanto
sia assurdo obbedire ciecamente ad ordini che non capiamo e che ci fanno stare
male, di quanto sia importante informarsi sui protocolli, pretendere
spiegazioni, dare o negare l'assenso con piena responsabilità su ciò che accade
a noi e ai nostri figli.”
Sarah, Donna&Donna Il Giornale
delle Ostetriche, N°75 pag.18
Davanti alla posizione della FNCO
per quanto riguarda il HBAC, le donne non sono rimaste impassibili anzi,
sentitesi violate nel loro inalienabile diritto di scelta, insieme
all'associazione Innecesareo ONLUS, Rinascere al Naturale e al gruppo Facebook
“Noi vogliamo un VBAC” hanno scritto una lettera in risposta al comunicato “L'assistenza al parto a domicilio nelle
donne precesarizzate è da ritenersi a rischio?” che riporto nella sua
interezza:
“Siamo
un gruppo di donne e mamme che oggi non possono tacere la loro indignazione di
fronte a quanto scritto nel comunicato dal titolo“L'assistenza al parto a
domicilio nelle donne precesarizzate è da ritenersi a rischio?” in cui la
Federazione prende una posizione chiara e inequivocabile: le donne con
pregresso cesareo non possono partorire tra le mura domestiche e le ostetriche
hanno il dovere di non incoraggiare e assecondare questa volontà, nonostante il
consenso informato.
Quello che ci lascia profondamente perplesse è constatare come in poche righe si sia riuscito ad abolire un diritto fondamentale di ogni essere umano e quindi anche di una donna che sta per mettere al mondo il proprio bimbo: scegliere liberamente per la propria salute.
Viviamo in una società in cui ogni essere umano reputato capace di intendere e di volere può rifiutare un trattamento medico, può scegliere le cure a cui sottoporsi o no ma oggi, con questo comunicato, questo diritto viene spazzato via.
Citando testualmente il comunicato, si legge: “l’ostetrica/o ha l’obbligo di comunicare alla donna che il parto di prova a domicilio, nel caso di donne precesarizzate, è da ritenersi una pratica non prospettabile"...e ancora "Ne consegue che, nel rispetto di quest’ultime l’ostetrica/o non deve proporre né assecondare la donna già cesarizzata ad affrontare un parto vaginale a domicilio. Tale condotta è da osservarsi anche a fronte di uno specifico consenso informato scritto in quanto la sproporzione esistente fra rischi e benefici rende indisponibile l’esercizio di tale diritto da parte della donna."
In altre parole: negando all’ostetrica la facoltà di assistere una donna che, dopo essere stata debitamente informata su tutti gli aspetti di tale scelta, vuole partorire presso il proprio domicilio, la FNCO vuole vietare a quella donna di valutare il rapporto rischio/beneficio secondo la propria personale ed esclusiva condizione e, cosa forse ancora più grave, vuole violare il suo proprio diritto fondamentale di scegliere come, dove e con chi partorire.
In questo modo la facoltà di scelta della donna viene scalzata dall’imposizione di una decisione da parte di un organo istituzionale. E questo non è accettabile!
Gli operatori sanitari possono intervenire al posto della donna unicamente "per stato di necessità" nei casi in cui non intervenire porterebbe un danno a terzi. Ma il danno a terzi deve essere imminente e certo.
Se si pone invece la rottura d’utero (peraltro rischio da cui non è esente nessuna donna) come spartiacque tra chi può partorire a casa e chi no, considerando che la possibilità che avvenga è comunque molto bassa, questa eventualità non può essere motivo per cui costringere la donna a sottoporsi ad una ospedalizzazione se non è tra i suoi desideri.
Abbiamo una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani, il caso “Ternovsky contro l’Ungheria”, che decreta come ogni donna, ogni partoriente – compresa la donna precesarizzata - abbia l’autorità di decidere in quali circostanze partorire.
Senza le professioniste della nascita però, senza che le ostetriche possano decidere liberamente se assistere o meno una donna con pregresso cesareo, questa sentenza perde di significato..il diritto della
donna non viene rispettato. . A meno che non si valuti, come alternativa all’HBAC, il parto in casa non assistito, e non crediamo che la FNCO voglia incoraggiare questa pratica.
La missione delle ostetriche è quella di stare accanto alle donne, in particolar modo alle partorienti. È sconcertante che proprio una federazione di ostetriche, piuttosto che schierarsi a favore delle donne consapevoli della loro forza generatrice e dell'importanza della vicinanza di un'ostetrica, cerchi di soffocare quella consapevolezza.
Noi oggi vogliamo opporci, vogliamo proteggere con forza e a gran voce il nostro diritto di non subire alcun trattamento, alcuna decisione, alcuna imposizione.
Vogliamo essere noi le protagoniste della nascita dei nostri figli. E non taceremo finché non vedremo rispettati i nostri diritti!
A Lei, D.ssa Guana, e alla FNCO chiediamo: oggi si nega il diritto all’HBAC, domani?”
Quello che ci lascia profondamente perplesse è constatare come in poche righe si sia riuscito ad abolire un diritto fondamentale di ogni essere umano e quindi anche di una donna che sta per mettere al mondo il proprio bimbo: scegliere liberamente per la propria salute.
Viviamo in una società in cui ogni essere umano reputato capace di intendere e di volere può rifiutare un trattamento medico, può scegliere le cure a cui sottoporsi o no ma oggi, con questo comunicato, questo diritto viene spazzato via.
Citando testualmente il comunicato, si legge: “l’ostetrica/o ha l’obbligo di comunicare alla donna che il parto di prova a domicilio, nel caso di donne precesarizzate, è da ritenersi una pratica non prospettabile"...e ancora "Ne consegue che, nel rispetto di quest’ultime l’ostetrica/o non deve proporre né assecondare la donna già cesarizzata ad affrontare un parto vaginale a domicilio. Tale condotta è da osservarsi anche a fronte di uno specifico consenso informato scritto in quanto la sproporzione esistente fra rischi e benefici rende indisponibile l’esercizio di tale diritto da parte della donna."
In altre parole: negando all’ostetrica la facoltà di assistere una donna che, dopo essere stata debitamente informata su tutti gli aspetti di tale scelta, vuole partorire presso il proprio domicilio, la FNCO vuole vietare a quella donna di valutare il rapporto rischio/beneficio secondo la propria personale ed esclusiva condizione e, cosa forse ancora più grave, vuole violare il suo proprio diritto fondamentale di scegliere come, dove e con chi partorire.
In questo modo la facoltà di scelta della donna viene scalzata dall’imposizione di una decisione da parte di un organo istituzionale. E questo non è accettabile!
Gli operatori sanitari possono intervenire al posto della donna unicamente "per stato di necessità" nei casi in cui non intervenire porterebbe un danno a terzi. Ma il danno a terzi deve essere imminente e certo.
Se si pone invece la rottura d’utero (peraltro rischio da cui non è esente nessuna donna) come spartiacque tra chi può partorire a casa e chi no, considerando che la possibilità che avvenga è comunque molto bassa, questa eventualità non può essere motivo per cui costringere la donna a sottoporsi ad una ospedalizzazione se non è tra i suoi desideri.
Abbiamo una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani, il caso “Ternovsky contro l’Ungheria”, che decreta come ogni donna, ogni partoriente – compresa la donna precesarizzata - abbia l’autorità di decidere in quali circostanze partorire.
Senza le professioniste della nascita però, senza che le ostetriche possano decidere liberamente se assistere o meno una donna con pregresso cesareo, questa sentenza perde di significato..il diritto della
donna non viene rispettato. . A meno che non si valuti, come alternativa all’HBAC, il parto in casa non assistito, e non crediamo che la FNCO voglia incoraggiare questa pratica.
La missione delle ostetriche è quella di stare accanto alle donne, in particolar modo alle partorienti. È sconcertante che proprio una federazione di ostetriche, piuttosto che schierarsi a favore delle donne consapevoli della loro forza generatrice e dell'importanza della vicinanza di un'ostetrica, cerchi di soffocare quella consapevolezza.
Noi oggi vogliamo opporci, vogliamo proteggere con forza e a gran voce il nostro diritto di non subire alcun trattamento, alcuna decisione, alcuna imposizione.
Vogliamo essere noi le protagoniste della nascita dei nostri figli. E non taceremo finché non vedremo rispettati i nostri diritti!
A Lei, D.ssa Guana, e alla FNCO chiediamo: oggi si nega il diritto all’HBAC, domani?”
Essendo la posizione della FNCO
pressoché contrastante con i punti 2.1 (L’ostetrica/o presta assistenza
rispettando la dignità e la libertà della persona promuovendone la
consapevolezza in funzione dei valori etici, religiosi e culturali, nonché,
delle condizioni sociali nella esclusiva salvaguardia della salute degli
assistiti) e 2.6 (L’ostetrica/o
nell’agire professionale si impegna ad operare con prudenza, diligenza e
perizia al fine di tutelare la salute degli assistiti) del Codice
Deontologico delle Ostetriche,
alcune libere professioniste hanno deciso di assistere ugualmente i HBAC sia
per rispetto della libertà di scelta della donna/coppia sia per la
consapevolezza che hanno delle proprie conoscenze e dei propri limiti. Come
riportato nella lettera, se a una donna consapevole della sua posizione, viene
negato il diritto di poter partorire come e dove vuole per mancanza di
ostetriche disponibili, il rischio è proprio quello di incentivare
involontariamente il parto non assistito, senza tutelare la salute e il
benessere di madre e bambino, contrariamente a quanto la Federazione sostiene.
Il parto in casa dopo taglio
cesareo potrebbe, invece, tutelare il benessere della donna e migliorare gli
outcomes neonatali. Proprio perchè il travaglio di una donna precesarizzata è
una situazione più delicata e maggiormente controllata, si ha la necessità di
mantenere il clima e l'ambiente in cui avverrà la nascita il più intimo e
rispettoso possibile, in modo che ci sia la corretta produzione degli ormoni
del parto che faranno sì che tutto avvenga secondo la fisiologia. Sappiamo che
il parto in casa è sicuro e difficilmente si riscontrano situazioni di
emergenza o necessità di trasferimenti,
per il HBAC potrebbe essere lo stesso.
Come precedentemente affermato, il VBAC
in ospedale non lascia molto spazio alla libera espressione o al rispetto dei
tempi del travaglio, così come si tende a medicalizzare eccessivamente l'intero
processo. Una donna a casa, invece, può esprimersi liberamente e il contesto
sarà sicuramente più intimo e rispettoso, comunque attentamente monitorato e
osservato da ostetriche competenti. In caso di necessità o dubbi riguardo
l'andamento del travaglio, le ostetriche possono sempre effettuare un
trasferimento in ospedale, così come è nota la presenza di avvisaglie su una
possibile deiscenza della cicatrice o una rottura iniziale dell'utero, che
lasciano il tempo di agire tempestivamente e tutelare la salute di madre e
bambino.
Tuttavia, in Italia non ci sono
ancora studi a sostegno della mia tesi e quindi rimane solo una speranza per
tutte le donne che desiderano un percorso diverso da quello prospettato in
ospedale.
Le donne si stanno muovendo, si
stanno riprendendo il loro parto, sotto ogni punto di vista e noi ostetriche
dovremmo incentivare questo movimento, non fermarlo.
Siamo le custodi della
nascita, la proteggiamo in ogni sua forma. Perché allora allontanare da noi le
donne togliendo loro la libertà di scelta e di autodeterminazione?
Video: HBAC tratto da The Birthing Tree
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